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Alessandro Della Nave -2013

Meduse dal cielo

Nella personale del giovane fotografo Alessandro Della Nave, “Silenzio nella carne”, la poesia dello sguardo apre inaspettati squarci d’arte, tra i profumi dei libri, in una biblio-fucina di cultura e ispirazione.

 Valtellina. Terra di concretezza e pragmatismo. Terra di confine, dove i contorni dell’identità sono netti, stagliati come il profilo delle montagne, baluardi e cornici di uno spazio che a volte implode. Ma se a un tratto piovessero meduse dal cielo? O meglio, “un balenar d’argentei raggi iniettati in carne filosofale”… Il fenomeno strano – e forse paranormale – si sta verificando nei pressi della Biblioteca Giò Noghera di Berbenno (SO), vivace luogo d’incontro culturale e artistico che, nel mese di aprile, ospita la personale di fotografia del morbegnese Alessandro Della Nave. Un’immersione in mondi poetici, venati da un soffio di decadenza, in bilico tra visioni e realtà. Immagini evocative come ricordi, percezioni inquiete e sognanti, scorci dell’interiorità.

Tra la carta densa di memoria dei libri, le visioni del fotografo, che da pochi anni ha intrapreso il percorso espositivo ma da sempre frequenta e sperimenta l’arte, offrono un viaggio suggestivo. In una terra, quella valtellinese appunto, che normalmente invita a contemplare una natura generosa o a seguire i clamori degli eventi sportivi, le immagini di “Silenzio nella carne” (emblematico nome d’arte del fotografo) scaturiscono da una fonte arcana. Traducono la pace e la vertigo dell’animo con attitudine espressionista, tra voli e precipizi.

Un tuffo in atmosfere retrò, nel bianco e nero virato, con dominanti di colore calibrate, conducono a ritroso negli anni, in una percezione temporale fluida e multivalente. La cromia e l’utilizzo di filtri che “sporcano” l’immagine, armonici nella tecnica digitale, restituiscono densità alla visione, tra atmosfere alla David Lynch, eleganti sensualità alla Irina Ionesco, richiami tematici che lasciano trapelare la passione dell’artista per il grande cinema. Fotografia per certi versi citazionista, dichiarata negli scorci d’interni in abbandono, disegnati da ombre scure, alla Francesca Woodman, o nel carattere interlocutorio di realtà capovolte: forse vicine al mondo di Brooke Shaden? Tecnica che si sta evolvendo verso forme espressive più mature ma che ha in sé, all’origine, visioni chiare, profondità di idee e concezioni.

Al centro, lo spunto lirico, sottolineato dalla presenza di poesie, composte dallo stesso Della Nave, in un’urgenza di espressione che restituisce le tinte del sogno, le tensioni del desiderio e un’inquietudine dosata. Una ballerina si fa luce, soffio vitale, mantenendo la sua sostanza lieve e sospesa all’interno di una vecchia lanterna. Oppure, sopra un ponte in abbandono ormai “abitato” dalla natura, dal cielo piovono meduse, o meglio, fluttuano, con il presentimento, oscuro o forse salvifico, di un’apocalisse ancestrale. Dai toni più vividi, invece, le fotografie che vedono protagonista l’amico regista (volto e corpo) Davide Pesca, dove l’immaginazione si incarna via via nella fisicità, nell’umorismo, con qualche incursione horror. Il tutto, attraversando temi cari al subconscio: il doppio, i mondi riflessi, l’arte del guardare “oltre”, il carattere multiforme della natura umana. Un’esposizione, quella di Della Nave, che fa seguito ad altre recenti, tra le quali l’affascinante allestimento in un bosco, dove le fotografie silvestri hanno dialogato con la natura viva e la musica ha fatto da contrappunto melodico e percussivo. Una realtà in divenire, quella morbegnese, che si affaccia al mondo dell’arte affiancando la programmazione istituzionale ed esplorando nuovi linguaggi. Dal Lokalino (spazio per la cultura giovanile che, oltre alle mostre, propone eventi e rassegne cinematografiche), al progetto Tale & Quale, di Della Nave e Miriano Olivo, finalizzato ad accogliere sfaccettate forme artistiche, alle espressioni del poliedrico collettivo Gruppo Arte Libera di Berbenno, le proposte indipendenti della provincia di Sondrio aprono la strada a inaspettati talenti. Senza vincoli e “nomi noti”, forti di ispirazione e vitalità.

 

Ecco cosa afferma a riguardo il fotografo:

 

«Cosa mi spinge a fotografare? In arte è un richiamo ad accendere quel fuoco in me, come se i mondi nel mio sguardo volessero prendere forma.

(…) Se dovessi rappresentare la realtà che mi circonda, utilizzerei un’immagine monocromatica ma al tempo stesso “sporcata” di colori. Ripenso anche al mio scatto con le meduse in cielo e credo descriva bene ciò che percepisco, mi sento medusa».

E a proposito dell’arte in Valtellina: «Spero venga presa più in considerazione e valorizzata, spesso è vista come semplice contorno. L’arte è espressione non solo per l’artista ma per gli occhi che la osservano e ne fanno proprie le emozioni, è voce silenziosa che portiamo dentro».

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