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Poesia dello sguardo: Izis

La mostra di un grande maestro della resa poetica della realtà: il fotografo lituano Izis (Izraelis Bidermanas).

Sguardo inedito sul mondo, profonda sensibilità alla luce e all'atmosfera, attenzione alla marginalità. Sono questi alcuni degli ingredienti dell'arte di Izis, nato nel 1911 nella Russia zarista e considerato uno dei più rappresentativi fotografi umanisti del secolo scorso. Poeta dell'immagine, oltre che ritrattista e reporter, selezionato dal 1951 con Brassaï , Cartier-Bresson, Doisneau e Ronis per la mostra "Five French Photographers" al MoMa di New York, autore tra il 1951 e il 1969 di dieci libri considerati modelli del genere.

A diciannove anni, decide di fuggire dalla miseria del suo paese per raggiungere la Parigi dei sogni, Ville Lumière, capitale dei pittori e degli impressionisti. Nonostante gli esordi duri, se non impossibili, il fotografo conquista un ruolo, perfeziona il mestiere, diviene reporter e, progressivamente, si libera dai codici di studio per interpretare il reale in opere poetiche e sognanti. Ma nonostante l'originalità e intensa bellezza delle sue opere,  Izis è ancora poco noto al grande pubblico. Forse l'etichetta di "realismo poetico" ne ha in parte occultato la ricchezza e originalità del lavoro?

L'intensità del suo sguardo sul mondo, per un fotografo che si sognava pittore, è viva e immediata nella mostra di Milano, che ospita 140 fotografie (25 aggiunte alla precedente mostra fiorentina), selezione curata dal figlio Manuel Bidermanas e dalla critica Armelle Canitrot, accompagnata dalla proiezione a ciclo continuo del film Aperçus d'une vie.

La mostra ci introduce nella Parigi del dopoguerra, tra quartieri popolari ed esistenze ai margini: bambini, innamorati, pescatori, anime stanche adagiate, come i corpi, a cercar riposo in città. Si addentra nei Sogni di Londra, in un percorso che vide Izis al fianco di Jacques Prévert, nei docks, nei mercati delle pulci e delle fiere. Attraversa i Sogni di Terra promessa, Israele, tra racconto biblico e testimonianza giornalistica, storia universale e riflessione personale, con qualche lapsus imaginis alla Shoah che segnò la vita dell'artista. Racconta il mondo fiabesco e surreale del circo, con i suoi freaks, l'esistenza tragicomica dell'uomo. Disegna di nuova luce i ritratti di scrittori e artisti, tra cui Marc Chagall (di cui Izis fu vero e proprio "biografo visivo").
Uno sguardo realistico e al tempo stesso metaforico e sognante sul mondo che restituisce un'avvolgente sensazione di incanto.

"Premo sull'otturatore quando sono all'unisono con quello che vedo" spiegava l'artista che amava privilegiare il tempo debole e il controcampo sulla documentazione dell'evento e del sensazionale, spingendo lo sguardo più in là perché, come afferma il figlio Manuel nell'intervista a corredo del volume "Izis, il poeta della fotografia" (catalogo della mostra Izis, Paris de reves, 2010; ed. It. Fratelli Alinari, Firenze 2014):

"Ogni volta è una questione di altrove".

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