Partiture

 

Testo nato per il concerto di Consuelo Orsingher - Teatro Spazio Centrale, novembre 2019

«Arte e Tempo» III, 3, 2019.

FOLLE D'AMORE

Un mistero se lo incontri per caso.

Il volto disegnato da un artista ubriaco, i capelli come trucioli sulla fronte, è a pochi metri da te ma sembra in orbita. In una cittadina di ventunomilaseicento abitanti, troppo piccola per perdersi, si sente al centro dell’universo, in mezzo a una folla di umanoidi che non lo potranno mai capire.

Era un tipo comune fino a qualche mese fa, prima che qualcuno comparisse nella sua vita a risvegliare in lui la passione. E ora non sa come uscirne, è irrimediabilmente FOLLE D’AMORE.

 Il folle d’amore è un individuo complicato e un po’ pericoloso, un territorio complesso se non lo conosci. Con un sorriso stampato in faccia che sembra lì da un’epoca remota, abita mondi paralleli. Per lui pazzia e amore coincidono, la sua malattia è una forma di libertà, non saprebbe concepirsi al di fuori di quel turbine che lo sradica da terra e lo solleva in un empireo dove tutto è cangiante. Ma non si tratta solo di una condizione transitoria. Il folle d’amore è nato con quella propensione, l’ha capito più o meno in terza elementare quando i capelli della sua compagna di banco gli facevano fare viaggi lisergici più della musica di David Gilmour. Oggi ha imparato a conviverci con la sua follia, a gestirla, per lo meno agli inizi, perché con il tempo le cose si complicano un po’.

Da non confondere con il tipo possessivo o impetuoso, il folle d’amore non sa accettare il corso naturale delle cose. Quando la passione iniziale si attenua, lui si intestardisce: vorrebbe l’intensità del primo giorno, la stessa attrazione, pretende di sentire ancora quel nodo allo stomaco. E fa di tutto per riaverlo. Si reinventa, si trasforma, rincorre nuove emozioni, vertigini multicolori: l’alba ai tropici, l’eclissi in Norvegia, un corso di rafting ad Albosaggia. E il partner, o la partner, che lo preferiva prima, pensa: Dio mio, cosa gli sta succedendo, era così bello vivere leggeri, distratti, con un po’ di sana pigrizia… finché, allo stremo della sopportazione, azzarda un’ipotesi: in fondo, non è proprio necessario che ci vediamo tutte le sere, basterebbero un paio di volte la settimana.

Una frase del genere potrebbe scatenare nel folle d’amore uno tsunami e innescare in lui una trasformazione radicale. Potrebbe decidere, secondo una precisa strategia che non saprà mai rispettare, di fingere l’indifferenza, coltivare l’arte dell’assenza. Per un po’ non chiama e non scrive, VUOLE DIVENTARE IL FANTASMA DEL DESIDERIO. Nel frattempo, si dà allo sport estremo e alle fatiche più atroci. Ma è folle d’amore, deve fare i conti con la propria natura, porta dentro di sé Didone e Afrodite, Psiche e l’Orlando Furioso, Anna Karenina e Jackson Maine (quello di Lady Gaga), e con tutti questi esseri deve vedersela, tenerli a bada, fa il sonnambulo di giorno e il vampiro di notte, si mette a comporre poesie come una casalinga dark. Scrive e cancella, soggetto sottinteso e file interminabili di puntini di sospensione... Di sera, con la caparbietà del ramarro, fissa il cellulare convinto che i suoi pensieri, intensissimi, possano raggiungere il destinatario e spingerlo a farsi vivo, finché catatonico smette di essere una persona per diventare statua d’appartamento. Ma alle tre di notte si lascia sfuggire un messaggino: per caso, stai dormendo?

 

Solo quando la sua storia è prossima al naufragio, il folle d’amore può rinsavire. In quel punto della notte in cui la lucidità incontra l’orgoglio, nel campo minato della sua casa tra calzini spaiati e ricordi buttati lì, si imbatte in una foto dei suoi anni d’oro e si prepara a lanciare l’anatema:Fissa la scatoletta del telefono con occhi infuocati e…:

«Non te le meriti le mie notti insonni, voglio qualcuno più folle di me, se esiste. Un’ossessione, l’impossibile, il nostro malinteso, la nostra “Harvest moon” in riva al Tamigi, ma va bene anche il Mallero, voglio che siamo cretini insieme! E se non sei d’accordo, non farti più sentire, cancellami dai tuoi contatti, scompari per sempre».


E una volta che si è preparato al confronto, lo vedi vagare per le strade con un’aria nuova, vaporosa, quella di chi si è infilato in un interstizio tra realtà e illusione e non sa se fare un passo di qui o di là. Ma poi riceve un messaggio sul cellulare. È la sua lei, o il suo lui, gli scrive: C I A O.

e in un attimo torna a essere Folle d’amore.

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Lucia Valcepina

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